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N el mese di giugno, in occasione della festa di San Giovanni, aveva luogo sa messa, la mietitura. Si andava nei campi la mattina presto affinchè il sole non seccasse troppo gli steli del grano,che dovevano essere legati in piccoli fasci is mannugus. Questi venivano a loro volta uniti assieme a formare is manigas, i covoni, che poi venivano accatastati l’uno sull’altro: su muntoni 'e sa maniga. Dopodiché venivano sistemati sul carro a "cerda" che per l’occasione veniva reso più capiente attraverso l’utilizzo di bastoni di legno forciddas e portati nell'aia, s' argiola.Verso le 8,30 del mattino si faceva una pausa e si consumava uno spuntino (murzu) a base di formaggi, olive, verdure e pane. A mezzogiorno e mezza arrivava su carru 'e su prangiu, il carro che trasportava il pranzo destinato ai mietitori ed alle loro spigolattrici. Il pasto generalmente consisteva in una sorta di minestrone di pasta e legumi, malloreddus (gnocchetti), o in una minestra di fregola e pane, sa suppa'e stula, (la zuppa del campo).Il vino non doveva mancare. Durante tutta la mietitura, gli uomini cantavano i mutettus preceduti da una sorta di urlo "Opu!". Questi canti spesso venivano eseguiti allo scopo di creare nuove unioni: gli uomini e le donne sposate, cercavano, infatti, di far maritare le spigolatrici nubili con qualche giovane mietitore in cerca di moglie. Il grano veniva tagliato manualmente dagli uomini i quali s’impegnavano anche a fare sa maniga e a caricare i covoni sul carro. Le donne, is ispigadrixis, invece raccoglievano le spighe che rimanevano per terra, per uso famigliare. Ogni uomo aveva una spigolatrice la quale, alla fine della mietitura gli donavai una camicia come ringraziamento. Le spigolatrici solevano inoltre donare agli uomini un mazzetto di garofani e basilico che essi usavano portare dietro l’orecchio per scacciare gli insetti L’ultimo giorno di mietitura si faceva una grande festa con canti pranzi e vino a volontà. Con le spighe si faceva una croce che veniva issata sulla parte anteriore del carro, sopra sa cerda de sa maniga, per indicare la fine della mietitura. La croce poi veniva conservata dal proprietario del campo, fino all’anno successivo. . |
1953: Momento di pausa durante la trebbiatura. 1945: Contadino mentre trasporta i covoni di grano. ![]() 1952: ritorno nei campi per preparare un nuovo carico di covoni di grano.
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La trebbiatura, sa treula
aveva
luogo con l'ausilio di buoi o cavalli. I buoi, legati assieme per mezzo
del giogo, su giuali, venivano fatti girare attorno al mucchio
di covoni sciolti. Per guidare i movimenti degli animali, si utilizzavano
grosse corde, is ordinagus. |
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