SANSPERATO, villaggio della Sardegna, nella provincia, prefettura e divisione di Cagliari, compreso nel mandamento di Villassor, e nell’antica curatoria di Decimo, dipartimento dell’antico regno di Cagliari. Il nome primitivo di questo paese pare sia stato Ortixedro od Orticedro: 1’attuale trovasi la prima volta nell’anno 1441.
La sua situazione geografica è nella latitudine 39 gradi, 21 primi, 40 secondi, e nella longitudine occidentale dal meridiano di Cagliari di zero gradi, sei primi, 50 secondi. Siede nel gran piano di Cagliari tra due rivi, che nel sito del paese si avvicinano a mezzo miglio, scoperto a tutti i venti e appena difeso da’ levanti per 1’ostacolo de’monti o colli di Oladiri, che sorgono a quella parte nella distanza di circa tre miglia. 
Nell’inverno il freddo e mitissimo, come negli altri punti di quella regione meridionale, se pure non domini l’aquilone; nell’estate il calore e temperato dal vento di mare, che sorge periodicamente a mezzo il mattino; 1’umidità. vi si è sentita per 1’evaporazione de’due rivi e delle terre umorose per l’irrigazione e per ristagnamenti, ma vi è rarissima la nebbia e pare innocente. L’aria non è ben salubre nella stagione estiva ed autunnale. Il suo territorio estendesi in un piano, che può dirsi egualissimo, un poco inclinato verso il libeccio, dove non sono ne boscaglie, ne macchie, ne selvatici ad eccezione di alcune lepri, conigli e di qualche volpe, né trovasi alcuna fonte, ma solo scorrono i due rivi accennati, uno il maggiore, che passa al suo lato boreale e dicesi Rio-manno, proveniente dalle fonti seurghesi e da’ rivi della Trecenta; 1’altro al lato meridionale, e dicesi Bonarba, volgarmente Flummineddu, che discende da’ monti doliesi; i quali in tempi piovosi e in seguito ad acquazzoni, ingrossano, in tempi secchi si prosciugano massime il Bonarba. 
Se mancano le fonti si ha da' pozzi un’acqua piuttosto buona, perché non salmastra, nè grave, come suol essere ne' paesi campestri. 
Non v'ha alcun ponte sul fiume maggiore; ma se ne formò uno di legno sul Bonarba per poter nell'inverno comunicare con Cagliari e Monastir. Nelle piene dell'altro i coloni sono impediti di andar a lavorare sulle terre che sono di là. 
Popolazione: Si annoverano in questo comune anime 1420, distinte in maggiori d'anni 20, maschi 358, femmine 401, minori, maschi 342, femmine 319, distribuite in famiglie 310. 
I Sansperatini sono gente laboriosa, tranquilla, sobria, religiosa; ma poco industriosa. 
Generalmente sono vigorosi e di ferma salute, e alcuni oltrepassano i 70 anni. 
La professione generale è l'agricoltura, pochissimi fanno la pastorizia, e saranno da circa 60 quelli che esercitano i mestieri necessari di muratori, fabbri da ferro, legname, botti, scarpe, vesti ecc. 
Le donne sono sempre occupate nelle opere proprie o del panificio, o della filatura e tessitura per provvedere al b;sogno della famiglia in tele e panno. 
L'istruzione elementare è come altrove trascuratissima, e non si può notarne alcun profitto in tanti anni, da che essa fu stabilita; perché quelli che nel paese san leggere e scrivere non sommano a più di 20, compresi anche i preti. 
Le malattie più frequenti sono le infiammazioni nell'inverno, le febbri perniciose nell'estate, le periodiche nell'autunno; causate le prime dagli accidenti di variabile temperatura, le seconde dall'abuso delle frutte immature, principalmente nella prima età; le ultime 
dalle esalazioni morbose del suolo, e dalla corruzione delle acque stagnanti, e dalla fermentazione de’ fanghi de’ pantani, dalla putrefazione de’ vegetabili. Per cura della sanità si suol avere un chirurgo e alcuni flebotomi. 
Agricoltura: I terreni di Sansperato sono molto adattati alla coltivazione de’ cereali, e in alcune parti a’ giardini ed agli orti. I cereali vi prosperano e fruttificano largamente, se non manchino le pioggie, e se nel tempo che fioriscano non passi su essi alcuna nebbia nociva; se in quello che maturino non regnino i venti caldi del levante. La mediocre produzione del frumento e dell’orzo e al 10, delle fave al 12, de’ legumi altrettanta. La quantità che si semina e rappresentata approssimativamente da’ seguenti numeri, frumento starelli 2200, orzo 300, fave 500, legumi 150, lino 120. La vigna prospera, come gli altri vegetali, da prodotto copioso, e, se non sia ottimo, dipende questo dalla causa generale del non buon metodo nella manipolazione. L’estensione occupata dalle viti non sarà meno di starelli 400. L’orticultura vi e praticata, ma potrebbe essere più estesa, come permette la facilita della irrigazione, e comprendere maggior quantità di generi. I fruttiferi prosperano in modo meraviglioso nella regione interrivale e nelle terre prossime alle sponde, e se sapessero quei popolani prevalersi del favor della natura farebbero meglio il loro interesse. Questa regione e aggiacenza potrebbe essere un continuo giardino, e frutterebbe tanto, che ne farebbero ricchi i proprietari. 
Nessun luogo più idoneo a’ cedri, a’ gelsi, e a quella specie, i cui frutti sono graditi nelle mense, massime in tanta vicinanza alla capitale. Le specie più comuni de’ fruttiferi sono agrumi, olivi e fichi, e molte altre specie, ma in quantità meno notevole. 
Cultura degli agrumi: Pare che fosse in tempi antichi molto esercitata nel territorio ora occupato da’ poderi che sono intorno a Sansperato, e che il nome di Ortixedri, cioe Horti cedri, che abbiam supposto proprio di questo luogo nel tempo che si stabili in Sardegna la dominazione Aragonese, avesse sua ragione ne’ giardini di agrumi, i quali probabilmente vi furono piantati da’ Saraceni, come quelli di Milis e d’altri luoghi. Il clima e il suolo e ottimo, e si ha la condizione necessaria della possibilità della irrigazione anche per canali dedotti da’ due rivi. Ma perchè il guadagno, che si poteva avere dalla vendita di quelle frutte parve minore del lucro, che danno le messi, pero si andò dimettendo questa cultura, e i giardini invece di ampliarsi si ristrinsero. Cosi con poco senno si neglesse questo ramo di produzione per volger tutte le cure sopra i cereali, contrariamente a quello che con eguale dissennatezza fecero i Milesi, i quali neglessero le altre parti della cultura per occuparsi quasi esclusivamente nella coltivazione degli agrumi. Ho detto con poco senno, perchè nocquero al loro interesse e gli uni e gli altri, che potendo sfruttare da uno ed altro, o da uno di essi nella disdetta dell’altro, sfruttano da un solo, e quando quest’unico non produce si trovano nella miseria. 
Ma finalmente pare che i Sansperatini si sieno accorti del danno, perchè da alcuni anni sonosi rivolti a questa coltivazione, che può esser loro molto proficua. 
 
 

Da Vittorio Angius in G. Casalis, Dizionario geografico - storico – statistico - commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Torino, Cassone e Marzorati, 1833-1856. Ristampa anastatica delle voci riguardanti la Sardegna (Provincia di Cagliari), vol. III, Cagliari, Editrice Sardegna, 1988, p. 1186-1205